18/10/2017 - Enrica Paternoster
Ho scelto di tenere il mio primo corso base di Metodo Caviardage a Torino, città che adoro perché ogni volta che ci vado succede qualcosa di magico ed anche questa volta la magia si è ripresentata.Intanto trovarsi nel piccolo ma ricco atelier di Amaranto è già un’esperienza unica, l’ingresso richiama quello di una libreria o cartoleria d’altri tempi, pavimenti rétro, un’atmosfera vagamente bohémienne, riviste, locandine originali di eventi, un cavallino a dondolo sbucato da chissà quale soffitta, manichini black&white, un abat-jour, una lampada di sale, colori, materiali artistici ben riposti, libri che vorrei avere nella mia libreria, opere d’arte, l’angolo del caffè con quel profumo che si mescola all’odore delle pitture e della carta stampata vecchia non per questo sgradevole, anzi, mista al profumo di incenso…insomma un luogo accogliente che già ti sollecita i sensi da solo, con il MC poi ci vai a nozze, entri in mondo incantato dove ti senti come nel favoloso mondo d’Amélie.
Arrivare in anticipo per allestire la sala, cosa che faccio d’abitudine, si è trasformato in un’esperienza multisensoriale ed emozionante, ritrovare una compagna d’atelier d’arteterapia che non vedevo da anni è stato come cancellare il tempo. Cronos o kairos? Direi proprio kairos, il tempo interiore, quello che serve per sintonizzarsi con l’anima e ciò che ci vuole regalare, “sentirsi a casa”. Portavo con me un tesoro prezioso; anni prima in un atelier di formazione, avevo ricevuto un manufatto, una collana, e mi pareva il minimo riportarla alla luce li, a ricreare una “bolla sospesa nel cuore”, al tempo stesso ero lì a tenere un corso di poesia creativa, proprio a Torino e quindi la mia presentazione l’ho fatta in poesia, parole nate proprio di ritorno in treno da questa città anni fa. Ero nel luogo giusto con il corso giusto, parole e immagini a disposizione, la mia passione, lingue e linguaggi espressivi lì pronti a metterci in contatto con le nostre emozioni, andando a creare uno spazio di ascolto, prima di sé e poi degli altri partecipanti.
Il MC è un ottimo strumento e i cuori dei partecipanti, tutte operanti nella relazione d’aiuto come counselor, arterapeute, educatrici tranne l’unico uomo presente (fortunato ?!) si sono subito sintonizzati. Complice un ritaglio; per trovare ispirazione prima di un incontro creativo lavoro sempre creando a mia volta qualcosa, per questa occasione avevo realizzato dei piccoli caviardage da articoli di quotidiani e cut up.
Mentre li assemblavo incappai nella scritta AMARANTO, in rosso, ecco mi dissi, sono sulla strada giusta, con mia sorpresa ne ebbi la conferma quando raccogliendo da terra il ritaglio mi resi conto che dietro c’era la parola “curarsi”, ero nel flusso, ad Amaranto quel giorno ci siamo tutti presi cura di noi stessi, ci siamo ritagliati una giornata di formazione, acquisizioni teoriche, applicazioni pratiche, esercitazioni, (supportati dalla visione di un video e dall’ascolto di brani musicali soprattutto ho condiviso coi partecipanti quell’ unico e irripetibile primo incontro col metodo con la realizzazione del primo caviardage (guidati da un formatore) ed è stato per me emozionante sentire i distillati poetici e “sentire” di pancia le emozioni suscitate, meravigliarmi di alcune parole illuminate e illuminanti.
Conosco per esperienza personale la potenza di questo metodo ma vederla ripresentarsi ogni volta puntualmente mi lascia sempre di stucco e grata di averlo incontrato e di divulgarlo perché è una creazione continua di bellezza, dove la poesia si manifesta in piccoli dettagli quotidiani o in questioni esistenziali che nel qui e ora, per chi è disposto ad accogliere l’esperienza, sono delle vere e proprie epifanie. Succede veramente, parli a pranzo con una partecipante, ti emozioni con lei e l’ora dopo assisti a un piccolo miracolo, vedi emergere dalla carta quel progetto su cui sta lavorando, non è un’invenzione, è scritto a chiare lettere…(e questo non si dimenticherà mai perché in quel preciso momento hai fatto tuo il metodo, che non impari da un libro ma dall’esperienza che fai)
Con le prime esercitazioni, supportate dalla teoria e da opportune indicazioni tutti hanno potuto realizzare la loro opera, andando a scovare la poesia nascosta. Mi sento un po’ una levatrice, facilito come mi ha insegnato Tina Festa, ideatrice del metodo e mia ispiratrice, la nascita delle parole che gli altri serbano e ne sono onorata, ciascuno ha un tesoro immenso e incoraggiare ad accogliere quello che l’attimo propone è fondamentale, tutto ha un senso e quello che esce doveva uscire…nel rispetto dell’unicità di ciascuno, con i suoi tempi e il suo stile.
Prendersi cura del nostro mondo interiore è fondamentale per rilassarci, meditare, fare chiarezza, trovare sollievo, ricevere una intuizione, scoprire risorse talvolta sconosciute, viverci in modo creativo e ri-creativo, lasciarci brillare con le parole che ci chiamano, seguendo i battiti del cuore. Concludere con un caviardage corale è ancora più significativo, è tessere insieme una trama perché noi cercatori di poesia nascosta condividiamo con gratitudine la bellezza, ciascuno col suo filo…intrecciando storie che ci nutrono e arricchiscono.
Possiamo dire di aver trovato una porta nuova? Credo di sì.
Enrica Paternoster
Formatrice certificata Metodo Caviardage